lunedì 9 febbraio 2009

Bozza di Statuto

Art 1: La presente Associazione si riconosce nella Carta di Intenti che si allega e si propone di essere un centro di elaborazione, di promozione e di diffusione di idee e di iniziative nei campi della politica, della cultura, dell’ambiente, dell’economia, delle scienze sociali al fine di organizzare tutte/i coloro che sono interessati a costruire un soggetto unitario e plurale della sinistra in Italia.

Art 2: E’ costituita l’Associazione per la Sinistra con sede in Roma via…

Art 3: Finalità.
L’Associazione è un’associazione politico-culturale di rilievo nazionale che assume come tratto distintivo la pratica collettiva, l’elaborazione comune, l’iniziativa politico- sociale – culturale, che adotta il metodo partecipativo per la massima condivisione delle proprie decisioni. Gli iscritti hanno diritto ad una completa, costante informazione su tutte le attività dell’associazione.

Art 4: L’Associazione costituita su base federativa e a rete, è aperta all’iscrizione libera e individuale e può anche articolarsi direttamente a livello locale o riconoscere altre realtà associative locali con le modalità che verranno considerate più idonee dai propri organismi. Tutti gli iscritti si impegnano a dare il proprio contributo secondo disponibilità e capacità mediante il versamento della quota associativa. L’iscrizione avviene singolarmente mediante richiesta diretta all’Associazione o alle sue articolazioni territoriali.

Art 5: L’Associazione può stipulare patti federativi con altre associazioni.

Art 6: Gli aderenti all’Associazione possono organizzare le attività, che si ispirano ai principi contenuti nella carta di intenti, in circoli territoriali o tematici.

Art 7:
Ogni incarico, elettivo o di nomina, è affidato congiuntamente ad una donna e ad un uomo. Va in ogni caso garantito un equilibrio numerico dei due sessi all’interno degli organi collegiali.

Art 8: Gli organi dell’associazione sono:
a) l’assemblea dei soci
b) la consulta su base federativa
c) i presidenti
d) il tesoriere

Art 9: Assemblea dei soci.
È l’organo sovrano dell’Associazione ed è composta da tutti gli iscritti che partecipano direttamente o tramite i rappresentanti delle diverse articolazioni territoriali. Ha due presidenti: un uomo e una donna. Svolge i seguenti compiti:
• analizza, traccia e verifica le linee strategiche dell’associazione
• elegge la Consulta
L’Assemblea è convocata dai presidenti o su richiesta della maggioranza assoluta dei componenti della Consulta o su richiesta di un quinto dei soci

Art. 10: La Consulta Federativa.
È l’organo che determina le modalità di attuazione degli indirizzi fissati dall’Assemblea dei soci. È composta su base federativa in modo che tutti i territori siano rappresentati.
Elegge la Presidenza dell’Associazione
Elegge il tesoriere e, se ritenuto, l’esecutivo dell’Associazione su proposta dei presidenti
Approva i bilanci annuali
Fornisce gli indirizzi operativi dell’Associazione.
La Consulta è convocata dai presidenti.

Art 11: I presidenti.
Sono l’organo di rappresentanza politica e legale dell’Associazione e curano le attività dell’Associazione

Art 12: I presidenti possono essere assistiti nelle proprie attività da un esecutivo di massimo sette componenti, che propongono all’elezione della Consulta.

Art 13: Il tesoriere.
E’ eletto dalla consulta su proposta dei presidenti. Cura la gestione economica dell’Associazione, di cui ha la responsabilità, in attuazione delle direttive dei Presidenti.

Bozza presentata da Patrizia Sentinelli a nome del gruppo operativo composto da Luca Bonacorsi, Paolo Cento, Elettra Deiana, Roberta Lisi, Luca Robotti, Patrizia Sentinelli, Gianni Zagato

Bozza di Carta di Intenti

La sinistra è speranza di trasformazione.

L’associazione “per la Sinistra” partecipa alla costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra. Propone che il nuovo soggetto rinnovi profondamente le forme e i modi della politica, della partecipazione democratica, a partire dal riconoscimento del valore vincolante dell’etica pubblica nel governo dei beni comuni.

La sinistra è laicità

L’associazione “per la Sinistra” a tale scopo intende costruire uno spazio laico e plurale di condivisione politica di tutti i soggetti della trasformazione, a partire dalle concrete condizioni di lavoro e non lavoro e di vita quotidiana, nel rapporto con l’habitat, l’ambiente e il pianeta che ci ospita, nel rispetto dei diritti alla vita di i viventi, umani e non umani.

La sinistra mette al centro lavoratori e lavoratrici

L’associazione “per la Sinistra” pensa che la politica debba contribuire a una società che in cui avere cura della qualità del lavoro, di cosa si produce e come si consuma sia fondamentale, così come assicurare strumenti idonei per la crescita dei bambini, la cura degli anziani, la sostenibilità della vita quotidiana. Una società dove la sicurezza sociale e economica conta come l’intensità degli affetti e delle relazioni.

La sinistra pratica il principio di uguaglianza nelle differenze

L’associazione “per la Sinistra” giudica elemento imprescindibile del rinnovamento la ricerca di meccanismi che assicurino, in opposizione a ogni forma di misoginia, razzismo e omofobia, una reale partecipazione e democrazia nei processi di formazione degli orientamenti culturali e delle scelte politiche. La democrazia viene garantita anche e fondamentalmente da:
un forte rinnovamento generazionale;
una crescente responsabilità delle donne nella conduzione delle scelte politiche e nella gestione degli affari pubblici;
un visibile processo di partecipazione alla politica e al governo delle cose di uomini e donne provenienti dal mondo dell’immigrazione.

L’associazione “per la Sinistra” considera fondamentale per un progetto di sinistra la dimensione europea, con particolare riferimento alle esperienze dei forum sociali, intende sviluppare un lavoro di rete e collegamenti con movimenti e forze politiche di analoga ispirazione.

L’associazione “per la Sinistra” ritiene che le grandi problematiche globali, in particolare i conflitti, le cause di guerra, le contese territoriali e per le risorse, gli spostamenti delle persone, debbano essere affrontate col metodo della non violenza e con strategie di pace, nella logica dei confini da considerare non come barriera bensì come zona di scambio e di mediazione.

L’associazione “per la Sinistra” mette al centro della sua iniziativa politica obiettivi di trasformazione dei rapporti sociali e di produzione. E’contro la rapina. il saccheggio e lo sfruttamento di persone, natura, beni comuni provocati dal capitalismo contemporaneo. Assume come fondamento dello spazio pubblico comune la Carta costituzionale. Sostiene il principio della laicità dello Stato, l’antifascismo, la scuola pubblica, il diritto al lavoro, i nuovi diritti civili, il sistema sanitario pubblico.

La sinistra tutela l’ambiente.

L’associazione “per la Sinistra” vuole essere policentrica e federata. Intende proporre per la formazione del nuovo soggetto politico regole e procedure decisionali che recepiscano l’esperienza del lavoro a rete, siano fondate sulla fiducia e reciprocità dei soggetti promotori, di ognuno e di tutti, improntate alla massima trasparenza nel rapporto tra le varie realtà, in grado di garantire che gestione delle decisioni e rappresentanza a tutti i livelli siano frutto di un processo democratico.

Bozza presentata da Elettra Deiana e Bia Sarasini a nome del gruppo operativo composto da Luca Bonacorsi, Paolo Cento, Elettra Deiana, Roberta Lisi, Luca Robotti, Patrizia Sentinelli, Gianni Zagato

FAQ all’Associazione per la Sinistra

Cosa è l’Associazione per la sinistra?
E’ un insieme di persone che liberamente aderiscono per costruire un nuovo soggetto politico di sinistra. E’ un nuovo partito? No. E’ un’associazione di liberi aderenti che possono essere anche iscritti a partiti esistenti della sinistra ma che intendono contribuire con la propria partecipazione e idee alla costituente di una nuova soggettività. Perciò l’associazione aiuta il processo costituente della Sinistra.

Come posso aderire?
Rivolgendoti ai “comitati costituenti” locali o al gruppo di contatto nazionale provvisorio che puoi contattare attraverso il sito www.associazioneperlasinistra.it. Oggi puoi già fare una pre-iscrizione compilando il modulo predisposto.

C’è già la carta di intenti ?
No. Va costruita insieme. Oggi è il primo appuntamento. Partono le primarie delle idee e si avvia un’ampia consultazione anche via internet su idee,regole e logo per arrivare a febbraio alla costituzione dell’associazione nazionale avendo compiuto un percorso partecipato. Perciò ogni riunione, incontro, assemblea che si proporrà dovrà avere la massima pubblicità.

Quali sono i suoi compiti?
L’Associazione ha un carattere politico-culturale. Dunque insieme ad altri potrai elaborare idee, promuovere iniziative, campagne e mobilitazioni, approfondire temi attraverso la discussione pubblica.

Da che parte sta?
Lo dice il nome stesso:a sinistra. Ricerca il rapporto con tutti e tutte coloro che lottano per la pace, i diritti del lavoro, delle persone, dell’ambiente per costruire un’alternativa di società. E con tutti i singoli che hanno bisogni che non trovano risposta.

Opera solo in Italia?
No. Si ispira al pensare globalmente e agire localmente, nel movimento di critica alla globalizzazione. L’Europa e il mondo sono i suoi luoghi per agire la liberazione.

Cosa posso fare da domani?
Puoi promuovere la consultazione e animarla con nuove proposizioni; parlare con amici per allargare il cerchio; mettere in gioco le tue competenze (aiuta a fare il sito, organizza conferenze, dibattiti anche utilizzando Face book, ecc.). Puoi partecipare ed organizzare mobilitazioni, iniziative – anche di piccola dimensione locale e/o tematica.

giovedì 20 novembre 2008

COSTRUIRE LA SINISTRA: IL TEMPO E' ADESSO

COSTRUIRE LA SINISTRA:
IL TEMPO E' ADESSO
Si è costituita l’associazione nazionale “PER LA SINISTRA”

Anche a San Giuliano Milanese è tempo di avviare un nuovo progetto politico unitario: una fase costituente della nuova sinistra, un percorso aperto e plurale che comincia ora

San Giuliano Milanese
Lunedì 24 Novembre ore 21,00
sala consiliare
Via De Nicola 2

ASSEMBLEA APERTA
per costituire l’associazione ”PER LA SINISTRA”
 
Intervengono:
Daniele Farina firmatario documento nazionale - rifondazione comunista
Paolo Matteucci assessore provinciale - sinistra democratica
Paolo Hutter giornalista
Ci rivolgiamo a tutti coloro che sono interessati e disponibili a far vivere questo percorso unitario anche nella nostra città

assemblea organizzata dal comitato promotore associazione “per la sinistra” san giuliano milanese

Documento dell'associazione Per la sinistra

COSTRUIRE LA SINISTRA, IL TEMPO E’ ADESSO


Le ragazze e i ragazzi che in questi giorni portano la loro protesta in tutte le piazze del paese per una scuola che li aiuti a crearsi un futuro ci dicono che la speranza di un’alternativa è possibile. Che è possibile reagire alla destra che toglie diritti e aumenta privilegi. Che è possibile rispondere all’insulto criminale che insanguina il Mezzogiorno e vuole ridurre al silenzio le coscienze più libere. Che è possibile dare dignità al lavoro, spezzando la logica dominante che oggi lo relega sempre più a profitto e mercificazione. Che è possibile affermare la libertà delle donne e vivere in un paese ove la laicità sia un principio inviolabile. Che è possibile lavorare per un mondo di pace. Che è possibile, di fronte all’offensiva razzista nei confronti dei migranti, rispondere - come fece Einstein - che l’unica razza che conosciamo è quella umana. Che è possibile attraverso una riconversione ecologica dell’economia contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli effetti ambientali e sociali. Che è possibile, dunque, reagire ad una politica miserabile la quale, di fronte alla drammatica questione del surriscaldamento del pianeta, cerca di bloccare le scelte dell’Europa in nome di una cieca salvaguardia di ristretti interessi.

Cambiare questo paese è possibile. A patto di praticare questa speranza che oggi cresce d’intensità, di farla incontrare con una politica che sappia anche cambiare se stessa per tradurre la speranza di oggi in realtà. E’ questo il compito primario di ciò che chiamiamo sinistra.

Viviamo in un paese e in un tempo che hanno bisogno di un ritrovato impegno e di una nuova sinistra, ecologista, solidale e pacifista. La cronaca quotidiana dei fatti è ormai una narrazione impietosa dell’Italia e della crisi delle politiche neoliberiste su scala mondiale. Quando la condizione sociale e materiale di tanta parte della popolazione precipita verso il rischio di togliere ogni significato alla parola futuro; quando cittadinanza, convivenza, riconoscimento dell’altro diventano valori sempre più marginali; quando le donne e gli uomini di questo paese vedono crescere la propria solitudine di fronte alle istituzioni, nei luoghi di lavoro – spesso precario, talvolta assente – come in quelli del sapere; quando tutto questo accade nessuna coscienza civile può star ferma ad aspettare. Siamo di fronte ad una crisi che segna un vero spartiacque. Crollano i dogmi del pensiero unico che hanno alimentato le forme del capitalismo di questi ultimi 20 anni. Questa crisi rende più che mai attuale il bisogno di sinistra, se essa sarà in grado di farsi portatrice di una vera alternativa di società a livello globale.

E’ alla politica che tocca il compito, qui ed ora, di produrre un’idea, un progetto di società, un nuovo senso da attribuire alle nostre parole. Ed è la politica che ha il compito di dire che un’alternativa allo stato presente delle cose è necessaria ed è possibile. La destra orienta la sua pesante azione di governo – tutto è già ben chiaro in soli pochi mesi – sulla base di un’agenda che ha nell’esaltazione persino esasperata del mercato e nello smantellamento della nostra Costituzione repubblicana i capisaldi che la ispirano. Cosa saranno scuola e formazione, ambiente, sanità e welfare, livelli di reddito e qualità del lavoro, diritti di cittadinanza e autodeterminazione di donne e uomini nell’Italia di domani, quel domani che è già dietro l’angolo, quando gli effetti di questa destra ora al governo risulteranno dirompenti e colpiranno dritto al cuore le condizioni di vita, già ora così difficili, di tante donne e uomini?

E’ da qui che nasce l’urgenza e lo spazio – vero, reale, possibile, crescente – di una nuova sinistra che susciti speranza e chiami all’impegno politico, che lavori ad un progetto per il paese e sappia mobilitare anche chi è deluso, distratto, distante. Una sinistra che rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla politica, l’affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci da agitare verso il presente. Una sinistra che assuma la sconfitta di aprile come un momento di verità, non solo di debolezza. E che dalle ragioni profonde di quella sconfitta vuole ripartire, senza ripercorrerne gli errori, le presunzioni, i limiti. Una sinistra che guardi all’Europa come luogo fondamentale del proprio agire e di costruzione di un’alternativa a questa globalizzazione.

Una sinistra del lavoro capace di mostrare come la sua sistematica svalorizzazione sia parte decisiva della crisi economica e sociale che viviamo.

Per far ciò pensiamo a una sinistra che riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle cose di questo tempo e di questo mondo. Una politica della pace, non solo come ripudio della guerra, anche come quotidiana costruzione della cultura della non violenza e della cooperazione come alternativa alla competizione. Una sinistra dei diritti civili, delle libertà, dell’uguaglianza e delle differenze. Una sinistra che non sia più ceto politico ma luogo di partecipazione, di ricerca, di responsabilità condivise. Che sappia raccogliere la militanza civile, intellettuale e politica superando i naturali recinti dei soggetti politici tradizionali. E che si faccia carico di un'opposizione rigorosa , con l’impegno di costruire un nuovo, positivo campo di forze e di idee per il paese. La difesa del contratto nazionale di lavoro, che imprese e governo vogliono abolire per rendere più diseguali e soli i lavoratori e le lavoratrici è per noi l’immediata priorità, insieme all’affermazione del valore pubblico e universale della scuola e dell’università e alla difesa del clima che richiede una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare.

Lavorare da subito ad una fase costituente della sinistra italiana significa anche spezzare una condizione di marginalità – politica e persino democratica – e scongiurare la deriva bipartitista , avviando una riforma delle pratiche politiche novecentesche.

L’obiettivo è quello di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità: non la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico, partecipativo, inclusivo. Per operare da subito promuoviamo l’associazione politica “Per la Sinistra”, uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra italiana, avviando adesioni larghe e plurali.

Fin da ora si formino nei territori comitati promotori provvisori, aperti a tutti coloro che sono interessati al processo costituente , con il compito di partecipare alla realizzazione, sabato 13 dicembre, di una assemblea nazionale. Punto di partenza di un processo da sottoporre a gennaio a una consultazione di massa attorno a una carta d’intenti, un nome, un simbolo, regole condivise. Proponiamo di arrivare all'assemblea del 13 dicembre attraverso un calendario di iniziative che ci veda impegnati, già da novembre, a costruire un appuntamento nazionale sulla scuola e campagne sui temi del lavoro e dei diritti negati, dell’ambiente e contro il nucleare civile e militare e per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Sappiamo bene che non sarà un percorso semplice né breve, che richiederà tempo, quel tempo che è il luogo vero dove si sviluppa la ricerca di altri linguaggi, la produzione di nuova cultura politica, la formazione di nuove classi dirigenti. Una sinistra che sia forza autonoma – sul piano culturale, politico, organizzativo – non può prescindere da ciò. Ma il tempo di domani è già qui ed è oggi che dobbiamo cominciare a misurarlo. Ecco perché diciamo che questo nostro incontro segna, per noi che vi abbiamo preso parte, la comune volontà di un’assunzione individuale e collettiva di responsabilità. La responsabilità di partecipare a un percorso che finalmente prende avvio e di voler contribuire ad estenderlo nelle diverse realtà del territorio, di sottoporlo ad una verifica larga, di svilupparlo lavorando sui temi più sensibili che riguardano tanta parte della popolazione e ai quali legare un progetto politico della sinistra italiana, a cominciare dalla pace, dall’equità sociale e dal lavoro, dai diritti e dall’ambiente alla laicità.

Noi ci impegniamo oggi in questo cammino. A costruirlo nel tempo che sarà richiesto. A cominciare ora.

Roma, 7 novembre 2008







Primi firmatari:
Mario Agostinelli, Vincenzo Aita, Ritanna Armeni, Alberto Asor Rosa, Angela Azzaro, Fulvia Bandoli, Katia Bellillo, Giovanni Berlinguer, Piero Bevilacqua, Jean Bilongo, Maria Luisa Boccia, Luca Bonaccorsi, Sergio Brenna, Luisa Calimani, Antonio Cantaro, Luciana Castellina, Giusto Catania, Paolo Cento, Giuseppe Chiarante, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Lisa Clark, Maria Rosa Cutrufelli, Pippo Delbono, Vezio De Lucia, Paolo De Nardis, Loredana De Petris, Elettra Deiana, Carlo De Sanctis, Arturo Di Corinto, Titti Di Salvo, Daniele Farina, Claudio Fava, Antonio Ferrentino, Carlo Flamigni, Enrico Fontana, Marco Fumagalli, Luciano Gallino, Giuliano Giuliani, Umberto Guidoni, Leo Gullotta, Margherita Hack, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Rosa Jijon, Francesca Koch, Wilma Labate, Simonetta Lombardo, Francesco Martone, Graziella Mascia, Gianni Mattioli, Danielle Mazzonis, Gennaro Migliore, Adalberto Minucci, Filippo Miraglia, Marco Montemagni, Serafino Murri, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Paolo Naso, Diego Novelli, Alberto Olivetti, Moni Ovadia, Italo Palumbo, Giorgio Parisi, Luca Pettini, Elisabetta Piccolotti, Paolo Pietrangeli, Ferdinando Pignataro, Bianca Pomeranzi, Alessandro Portelli, Alì Rashid, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Mario Sai, Simonetta Salacone, Massimo L. Salvadori, Edoardo Salzano, Bia Sarasini, Scipione Semeraro, Patrizia Sentinelli, Massimo Serafini, Salvatore Serra, Giuliana Sgrena, Aldo Tortorella, Gabriele Trama, Mario Tronti, Nichi Vendola

martedì 18 novembre 2008

Da dove ripartire? 15 tesi per la sinistra.

Scritto da Fausto Bertinotti

1. Dopo la disastrosa sconfitta elettorale e la cancellazione della sinistra in Italia si è posta l'esigenza inderogabile della sua rinascita. Il rischio, in caso contrario, è la sua scomparsa dal panorama politico del paese per un lungo periodo.

2. Da allora, in pochi mesi, sono avvenuti eventi che hanno mutato profondamente la situazione, sia a livello mondiale, che del paese; sia nella sfera dell'economia, che in quella sociale, che in quella politica (seppure in questo caso lontano dall'Europa, come per la vittoria di Barack Obama). Ognuno di questi mutamenti, e tutti insieme reclamano una nuova, radicalmente nuova, presenza della sinistra in Italia e in Europa, rendendo persino più acuta l'esigenza, già emersa drammaticamente dopo il voto, di mettersi al lavoro per riempire un vuoto orribile.

3. Il precipitare della crisi, che ha investito il capitalismo finanziario globalizzato e che si estende dagli Usa al mondo intero, sottolinea duramente il vuoto di sinistra in Europa e propone, in tutta la sua portata storica, il tema della costruzione di una sinistra europea. E' stato detto giustamente che, se non sa mettere in campo, di fronte a questa crisi, una proposta di politica economica alternativa a quella dei governi, la sinistra non esiste.

4. La risposta alla crisi del capitalismo finanziario globalizzato è dunque un banco di prova obbligato, tanto più per le spaventose conseguenze sociali e di pesante ristrutturazione del lavoro che, in sua assenza, si produrrebbero. Una traccia di proposta è già presente nel mondo degli economisti critici. La necessità del sistema di ricorrere all'intervento pubblico porta la contesa sulla natura dell'intervento pubblico e del ruolo dello Stato. Una proposta della sinistra dovrebbe cogliere l'occasione davvero straordinaria per rivendicare un intervento pubblico nell'economia finalizzato ad una prima riforma di quel modello di sviluppo che ha generato la crisi attuale, per andare nella direzione di un modello alternativo di economia più equa, più ecologica e meno instabile. L'intervento pubblico dovrebbe perciò essere massiccio, quanto precisamente finalizzato. E' stato giustamente sottolineato che la sfida che si ripropone è sul cosa, come, dove e per chi produrre. E' concreta la possibilità di cogliere l'occasione della nazionalizzazione della finanza per rivendicare un piano del lavoro che faccia dello Stato il garante di una programmazione per il pieno impiego e un lavoro di qualità che superi la sua precarizzazione. Alla sua base vanno individuate, e scelte, le grandi questioni irrisolte della società e i bisogni maturi e non soddisfatti. La guida di questa svolta nella politica economica sta nella organizzazione della domanda dove più stretta è la relazione tra le problematiche economiche, quelle della qualità e stabilità del lavoro e quelle ecologiche, per costruire delle risposte che sollecitino uno sviluppo qualificato della ricerca, della ricerca applicata, della tecnologia e di nuove forme di organizzazione del lavoro. La dimensione necessaria per questa riforma della politica economica è certo quella europea, ma già il livello nazionale va investito da una forte iniziativa politica e sociale. L'occasione è quella di una terribile difficoltà, ma anche quella propizia alla rinascita della sinistra, nel cimento su un passaggio così difficile. Si tratta ora di immettere questo schema di proposta con forza nel dibattito e nello scontro politico. Su questa traccia va contemporaneamente messa all'opera una comunità scientifica allargata, all'esperienza sociale in primo luogo, da cui nasca una proposta condivisa che possa entrare in relazione con tutti i fronti di lotta.

5. Il movimento di lotta di queste ultime settimane di straordinaria mobilitazione nella scuola ha dimostrato quel che si doveva già sapere, che nessun consenso di opinione mette al riparo i governi dall'insorgere del conflitto sociale, ma, contemporaneamente, ci fa scoprire una nuova dimensione possibile del conflitto, quella della sua indipendenza dalle forze politiche e della sua irrappresentabilità. Si tratta di un movimento del tutto inedito, assai diverso non solo da quelli del '68 e del '77, ma anche da quello della Pantera, un movimento diverso per composizione, organizzazione e forme di crescita anche dal movimento altermondista. Esso promuove l'azione collettiva della popolazione di un comparto della società, qui la scuola, sulla base della denuncia della lesione di un suo diritto condiviso. Avevamo già visto che senza la sinistra non c'è opposizione politico-sociale, ora impariamo che neppure l'opposizione sociale rimette più in piedi la sinistra. Si sono consumate tutte le rendite di posizione della politica. Senza un'idea di sé, del suo rapporto con i movimenti e con la società la sinistra non esiste e non rinasce.

6. Il lavoro sarà investito da una nuova fase di ristrutturazione promossa dalla crisi, e sulla base della recessione e dell'attacco all'occupazione. Il padronato si prepara a gestirla facendola precedere da un a-fondo sul sistema contrattuale con lo scopo di ridurre non solo il lavoro, ma anche il sindacato a variabile dipendente della competitività aziendale. Sebbene possa sembrare troppo radicale ed estremista, l'obiettivo confindustriale è proprio quello di cancellare l'autonomia rivendicativa e contrattuale del sindacato per sostituirlo con la sua istituzionalizzazione neocorporativa: un cambio della sua natura per sottomettere "definitivamente" il lavoro all'impresa e al capitalismo. Cambiano, anche assai profondamente, i cicli economici e la composizione del lavoro, ma il lavoro, la contesa sul lavoro e la soggettività delle lavoratrici e dei lavoratori, cioè il concreto manifestarsi delle lotte di classe, torna come uno degli snodi decisivi per l'esistenza della sinistra. Non c'è nessun automatismo né alcuna esclusività da proporre, né alcuna collocazione gerarchica da rivendicare rispetto ad altre contraddizioni, prima tra tutte quella ambientale. Semplicemente senza una sua politica su questo snodo la sinistra non esiste. La stessa questione sindacale acquista un peso del tutto particolare sia rispetto alla questione sociale che a quella politica. Se la Cgil si sottrarrà all'esito voluto dalla Confindustria e dal Governo niente rimarrà come è stato dal 1992 ad oggi, e comincerà una nuova seppur difficile storia del sindacato e del conflitto di lavoro in Italia.

7. Sia che si guardino le già grandi novità intervenute, dopo la storica sconfitta, dal punto di vista strutturale che dal punto di vista dei processi politici, si vede emergere quale tema prioritario, connesso con la questione delle proposte sulla natura del nuovo intervento pubblico nell'economia, quello dell'efficacia dell'opposizione ai fini di impedire che il cerchio si chiuda, con l'irreversibile cancellazione per l'intero medio periodo della sinistra e con la sistematica separazione tra il sociale e il politico, tra la vita delle persone e la politica. La qualità e l'ampiezza dell'opposizione debbono porsi all'altezza di un disegno regressivo di restaurazione che vede progressivamente soppiantare la Carta fondamentale della Repubblica da una costituzione materiale che ne rovescia il senso, facendosi accompagnare da una rivoluzione conservatrice guidata dalla nuova destra. L'esito di un "regime leggero", a fondamento di un assetto a-democratico della società, può essere impedito solo da un'opposizione di sinistra, popolare, di massa e capace di risalire, per metterle in discussione, alle cause strutturali del disagio sociale e della crisi economica. Ripensare a fondo l'agire collettivo, attivare tutte le forme della democrazia partecipativa, andare a lezione dai movimenti emergenti, rivoluzionare la grammatica dei rapporti tra forze politiche e movimenti, scegliere i tempi e i modi di proprie campagne di mobilitazione e di lotta che facciano venire alla luce potenzialità latenti, far coesistere esperienze diverse solo disposte a riconoscersi reciprocamente, rileggere le esperienze di democrazia diretta a partire dall'uso mirato del referendum, costituire autonomi comitati di scopo, sono solo alcune delle pratiche necessarie di un piano di lavoro politico che associ chiunque ci stia sulla base della selezione politica operata unicamente dalla condivisione dell'obiettivo.

8. Era già evidente dopo la sconfitta che la rinascita della sinistra sarebbe dovuta essere in realtà un cominciare da capo. Tutto ciò che accade avvalora questa tesi. Il rinnovamento nella continuità, che sarebbe stato possibile fino a ieri è oggi impossibile. Lo sarebbe stato, con particolare forza, di fronte ai grandi passaggi storici mancati, come la primavera di Praga, il '68-'69, lo stesso '89, per lo straordinario accumulo di storia e di esperienze fin lì a disposizione e che avrebbero potuto permettere un'uscita da sinistra dalle crisi del movimento operaio. Allora sarebbe stato possibile quel che oggi non è più possibile. Ancora, in tutt'affatto diverse condizioni, di fronte al costituirsi del movimento altermondista, un'estrema possibilità si era venuta proponendo alla politica. Ma oggi, dopo la sconfitta storica e la scomparsa della sinistra politica come forza attrattiva, questa ipotesi di lavoro non è più possibile. Quel che resta vivo dei tentativi, anche coraggiosamente tentati di fronte ai precedenti passaggi critici, è l'esigenza di fondo, quella di un'uscita da sinistra dalla crisi del movimento operaio. Ma ora è necessario che sia un'uscita da sinistra capace di essere praticata da nuove grandi organizzazioni politiche. La sinistra di cui c'è bisogno è perciò una sinistra di società, cioè capace di essere portatrice di una rinnovata critica del modo di produzione capitalistico e di un'alternativa di società e, contemporaneamente, per forza organizzata, capace di influenzare il corso generale in atto e le scelte della politica: una forza politica di cambiamento e di trasformazione.

9. Ricominciare politicamente da capo per ricostruire la sinistra in Italia e in Europa non vuol dire contrarre la malattia del nuovismo che è un'apologetica dell'innovazione che ora si fa addirittura grottesca di fronte ad una realtà come quella attuale che fa dire come scriveva Gorz "Non è un capitalismo in crisi, ma è la crisi del capitalismo che scuote profondamente la realtà". Essa genera a sua volta una crisi di civiltà e un rischio per l'umanità tutta. Un'adesione all'attuale modernizzazione è semplicemente insensata. Né vuol dire essere dimentichi del passato. Il movimento operaio del '900 è il mondo da cui veniamo. Delle tre grandi direttrici su cui si è sviluppato, la prima è morta nella tragedia, ed è quella che, sulla rottura rivoluzionaria, ha fondato la costruzione dello stato e di ciò che è stato chiamato il comunismo reale; la seconda è molto, molto malata, ed è quella che, in tutta la seconda metà del secolo, specie in Europa, ha continuato a porsi il tema della trasformazione della società capitalista diventando protagonista del compromesso democratico dei 30 anni gloriosi; la terza è ancora vitale (anche per la conferma, seppur anche spiazzante, che le viene dalle grandi mutazioni di cui il capitalismo è capace per riconfermarsi) ed è il nucleo forte della critica al capitalismo proprio dell'impianto marxiano. Proprio in ragione della sua vitalità convince ancora la tesi propagata da grandi intellettuali marxisti già alla fine del secolo scorso di andare oltre Marx, tesi che pretende una duplice opposizione, sia nei confronti di chi ne propone l'abbandono, sia di chi ne propone una acritica nuova adozione. Si può pensare di mettere a frutto la vitalità della teoria, consapevoli anche della sua maturità, proprio cercando la relazione con due contraddizioni altrettanto decisive nella critica al nuovo capitalismo totalizzante, quella tra ambiente e sviluppo e quella di genere. Un forte spirito di ricerca nella teoria critica del capitalismo dovrebbe alimentare una tendenza culturale e politica necessaria, insieme ad altre, alla rinascita politica della sinistra.

10. Il movimento operaio del Novecento vive dal '17 agli anni '80 su ciò che è stato definita l'alleanza, o la fusione, tra la classe operaia e una teoria, quella marxista-leninista. Per averne conferma basti pensare soltanto al fatto che il partito comunista dalla storia nazionale forse più autonoma di ogni altro, il Pci, modifica, nel suo statuto, il riferimento al marxismo-leninismo solo nel 1979. Il peso dell'alleanza in questo movimento operaio, quello del '900, quand'anche in esso siano cresciute esperienze diverse, è forte e innegabile. Ma questa non è la sola storia del movimento operaio possibile. Né è stata la sola. Ce ne sono state di diverse già nel corso della storia, si pensi al ciclo che precedette la Comune di Parigi, e dunque altre ce ne potranno essere, sempreché lo sfruttamento esistente sia considerabile politicamente significativo. Ad un nuovo movimento operaio la sinistra dovrebbe lavorare, nel tempo di una nuova rivoluzione capitalistica, anche modificando i contraenti l'alleanza e la sua stessa base teorica. A richiedere un soggetto capace di proporsi, su scala mondiale e in un processo storico, il superamento del capitalismo è la natura di questo capitalismo totalizzante, sono le forme concrete di sfruttamento e di alienazione che esso genera e la sua attuale proprietà di fare innovazione e contemporaneamente di produrre crisi di civiltà e di umanità. A questa ricerca non può essere estraneo il processo di costruzione della sinistra in Europa e in Italia che, tuttavia, deve disporre di un'autonoma fondazione politica, quella della definizione di un programma fondamentale in cui possano riconoscersi una molteplicità di soggetti e una pluralità di culture politiche, capace di costituire, come insieme, il fatto nuovo nella politica.

11. In politica è certo importante come chiamarsi. I simboli, i segni di una comunità scelta parlano di un'identità, di un'appartenenza. In questo nostro tempo l'identità, se vuole contrastare, anche in sé, il codice dell'esclusione che è quello oggi prevalente nella società (basti pensare, per la sua presenza nefasta e corruttiva, al riemergere del razzismo), deve essere aperta e formarsi in progresso, fermo solo il punto di avvio. I grandi nomi definitori dei partiti sono indistinguibili dalla loro storia. Parlano il linguaggio della politica solo quando sono riconoscibili ai grandi numeri, alle persone comuni e sanno trasmettere il senso dell'appartenenza ad un'impresa comune, ad un campo significativo di forze. Non è la stessa cosa dichiarare di militare personalmente per una causa o fare di essa il programma di un partito. Comunista è una parola molto impegnativa, da maneggiare con cura e misura. Essa è insieme troppo e troppo poco per definire, oggi e qui, un nuovo soggetto politico. Troppo, perché se il programma del comunismo è, come è, la liberazione del e dal lavoro salariato esso non può trovare posto (seppure possa illuminarne la ricerca) nella dimensione storica concreta a cui deve rispondere il programma fondamentale della sinistra, che non può che essere, realisticamente, ma anche ambiziosamente, quella della ricerca sul socialismo del XXI secolo. Troppo poco, perché quand'anche dichiarata l'ipotesi finalistica comunista, non potrebbe dirci granché delle ragioni, concrete, sempre quelle del qui e ora, per cui deve costituirsi la sinistra oggi, dopo la distruzione. Altro è stato, e sarebbe, il caso dell'intervento sul nome di formazioni già esistenti dove il rispetto della storia, delle storie che l'hanno animato e la loro costituzione materiale, danno conto direttamente e storicamente di un percorso e delle sue aperture, basti pensare a quello del Pci. Altro è dar vita ad un nuovo progetto politico. La sinistra è stata l'origine della politica di libertà e di giustizia nella storia moderna, cosa che consente la rammemorazione sempre necessaria per prendere il nuovo slancio. Ma è contemporaneamente anche la riaffermazione, nel presente, di un clivage, senza il quale non c'è più la politica, non c'è più scelta, il clivage tra destra e sinistra. La sinistra parla di una famiglia politica potenzialmente così ampia da poter comprendere tutti coloro che vogliono costituire una forza politica capace di tornare a declinare, in Europa, nel secolo XXI, di fronte al capitalismo totalizzante del nostro tempo, i temi di libertà e eguaglianza e che sanno che, dopo la sconfitta, si tratta di cominciare da capo. Non sarà casuale che dopo la caduta delle dittature militari in America Latina, nel rinascimento della sinistra latinoamericana, nessuna grande formazione politica che lì ha condotto alla vittoria, nei diversi paesi, la sinistra e i popoli del continente si chiami comunista, nessuna dal Ptt di Lula al Mas di Evo Morales, pur avendo tutte al loro interno socialisti e comunisti.

12. Nessuna forza politica in Italia ha in sé oggi la forza e la cultura politiche sufficienti per questo necessario big - bang da cui possa rinascere la sinistra. Il Pd non è sinistra, e non per la composizione della sua base sociale, ma per la natura intrinseca del partito e del suo progetto politico. I partiti che hanno dato vita all'arcobaleno di sinistra lo sono, ma, separati, non hanno la massa critica necessaria per l'impresa, e, dopo la sconfitta, sono imprigionati anche rispetto alla capacità di innovazione da pesanti derive neo-identitarie. Il tema del tutto inedito, nel nuovo ciclo politico e che prende forza dall'esigenza di uscire da questo quadro impotente, è quello della ristrutturazione delle forze oggi di opposizione per dar vita ad una nuova grande sinistra di alternativa, unitaria, plurale, fondata imprescindibilmente sulla democrazia della partecipazione. La situazione, prima caratterizzata dall'esistenza di due sinistre in competizione, conflitto e possibile alleanza tra loro, è stata sostituita da una nuova situazione senza più sinistra. Sulla base dell'analisi di fatto la priorità delle priorità diventa perciò la rinascita della sinistra. Ma bisogna riconoscere che, ancora sulla base dell'analisi delle soggettività politiche in campo, quest'ipotesi, matura come grande esigenza per le forze di cambiamento e per la democrazia, è immatura soggettivamente. Ciò non toglie che debba essere indicata come meta da perseguire, non già con qualche scorciatoia politicista, per altro impossibile, ma attraverso la messa in campo di una ambiziosa e complessa operazione sociale, culturale e politica, di cui il primo passo possa essere la rottura degli steccati per cimentarsi con realtà dure e difficili come le questioni del lavoro, della scuola e della risposta da dare alla crisi, alla recessione e all'attacco all'occupazione.

13. Per affrontare questa sfida non solo vanno evitate le scorciatoie politiciste, ma ci si deve altresì precludere la via alla ricerca di un assetto delle forze di opposizione che non solo non costituirebbe uno stadio intermedio rispetto alla ristrutturazione e alla rinascita della sinistra, ma ne contraddirebbe l'ispirazione di fondo. E' l'ipotesi secondo la quale, alla crisi del centro-sinistra degli ultimi 10 anni, si dovrebbe sostituire il rapporto tra l'attuale Pd e una forza alla sua sinistra che assuma il compito di condizionarne le politiche e per riaprire, su questa base, la prospettiva di governo. Questo esito, che rappresenterebbe nient'altro che uno sviluppo moderato dell'attuale situazione di vuoto, è da contrastare nettamente. Esso ha una sola verità interna ed è che, nella attuale immaturità della ristrutturazione, deve essere perseguito l'obiettivo della costruzione da subito, si potrebbe dire da ieri, di una forza di sinistra. Ma questa nuova forza di sinistra per esistere deve disporre di un progetto autonomo, capace di delineare, per un intero ciclo, il suo compito nella società italiana ed europea. L'ispirazione della sua azione deve essere proiettata nel futuro (la rinascita della grande sinistra di cui costituisce la prima tappa) e non risucchiata nel passato del centro-sinistra. Il centro-sinistra è finito, ed è finito insieme alla sua tormentata, speranzosa ma, al fondo, fallimentare stagione. La cultura prevalente che l'ha promossa - governare la globalizzazione attraverso un corpo di regole e una classe dirigente moderna - non solo è all'origine del fallimento dei due governi Prodi, ma è stata sepolta dall'esplodere della crisi del capitalismo finanziario globalizzato. Certo il tema del governo va ripensato invece che abbandonato, ma per farlo bisogna ripartire dalla sinistra, dalla sua forza nella società, dalla sua capacità di produrre egemonia, senso comune, da un progetto riformatore della società, dell'economia e della democrazia capace di essere condiviso da grandi masse.

14. La costruzione di una forza politica unitaria e plurale della sinistra, così com'è oggi possibile, mettendo insieme e portando a unità, in un'impresa da costruire insieme, le forze e le persone che sentono fortemente questa esigenza, è un passaggio difficile quanto necessario. Necessario, prima che il quadro politico del paese si chiuda nel soffocante bipartitismo che avanza. Questo processo costituente di una forza di sinistra sarebbe la prima tappa di un cammino ancor più ambizioso, ma intanto indispensabile per non morire tra moderatismo, da un lato, chiusura identitaria, da un altro, ed esodo dalla politica, da un altro ancora. La realtà sociale del paese è ancora viva, anche se, in parte assai considerevole, drammaticamente depoliticizzata. Nei corpi intermedi della società italiana, sindacati, associazioni, centri sociali, volontariato, vive un patrimonio di esperienze e saperi che parla le lingue della sinistra, quand'anche questa sia, come oggi, muta. Nei movimenti puoi assistere a fenomeni imprevisti, del tutto imprevisti, anche fino a pochissimo tempo dal loro manifestarsi, come quello della scuola. Nell'intellettualità del paese, negli operatori di cultura, arte e spettacolo, in alcuni giornali di sinistra c'è il deposito di resistenze, spesso condannate alla solitudine, eppure non trascurabile. Se si riuscisse a profonderle tutte e ognuna in un'impresa comune, da questa nascerebbe la sinistra di oggi e di domani. Allora questo va fatto, rompendo gli indugi. C'è una sola condizione che tutte e tutti coloro che sentono il bisogno di sinistra hanno il diritto di porre per poter prendere parte paritariamente al processo costituente ed è la certezza della democrazia. La sinistra, per esistere, deve ora essere irriducibilmente democratica. Occorre qui una discontinuità secca col suo passato lontano e anche recente. Non c'è più la legittimazione che nei precedenti gruppi dirigenti, quelli usciti dalla Resistenza, consisteva nella loro storia; ogni cooptazione diventa arbitraria e divide; ogni intesa oligarchica diventa un ulteriore fattore di ulteriore distacco della politica dalla società e dai soggetti in essa attivi. L'impegno deve quindi, su questo terreno, essere irrevocabile: ogni funzione dirigente, ogni funzione di rappresentanza, fin dall'inizio del processo, deve essere attribuita con la partecipazione di tutti i rappresentati con voto segreto, su scheda bianca, tutte e tutti elettori ed eleggibili e tutti revocabili: inesorabilmente e rigorosamente una testa un voto.

15. La sinistra deve avere l'ambizione di essere anche una comunità scelta, un insieme di luoghi e di relazioni che fanno accoglienza e cura della persona. In essa devi poterci stare bene. Devi poter avere voglia di partecipare. La pratica della nonviolenza deve improntare le sue relazioni sia esterne che interne. La creazione di forme di autogoverno e di partecipazione deve costituire, in essa, il suo modo di essere e deve investire i vari aspetti del vivere, del produrre, del consumare, del convivere e del fare politica. C'è, a questo fine, da conquistare una sorta di precondizione, la rottura dell'individualismo competitivo che ha investito tutte le nostre relazioni individuali e collettive per sostituirlo, se non con un comportamento altruistico, almeno con uno improntato all'"egoismo maturo", cioè alla consapevolezza che o ce la si fa insieme o non ce la si fa. Si potrebbe cominciare, nei rapporti interpersonali, nei luoghi di confronto politico e di formazione delle decisioni, col sostituire il troppo abusato "non sono d'accordo" con il "sono d'accordo, ma…". Alla riforma della soggettività da investire nell'impresa bisogna, affinché si possa produrre e sia efficace, una altrettanto riforma strutturale del modo di essere della sinistra. Il centralismo romanocentrico, figlio non più dell'esigenza nazionale di una formazione compatta di combattimento, bensì della "governamentalità" e della centralità delle istituzioni nella politica, va spezzato in radice, dalle fondamenta. La sinistra deve saper avvolgere la dimensione nazionale in due altre dimensioni strategiche, in alto, quella europea (dove continua ad essere preziosa l'esperienza del partito della sinistra europea) e in basso, ma fondativo, il territorio. Il territorio, non già nella sua cattiva lettura basista o peggio nella sua pessima lettura populista, ma la contrario come terreno culturale, civile, di storia e di esperienza (l'Italia delle cento città) che può indurre la politica a ricominciare dalla messa in discussione dei concreti e differenziati manifestarsi di un modello di sviluppo la cui contestazione è la ragione prima della rinascita della sinistra. Perciò va fatta, nell'organizzazione della politica della sinistra, la scelta di un modello federativo partecipato, fondato sulla parificazione dei ruoli dirigenti tra autonome strutture regionali (la sinistra sarda, campana, lombarda, toscana, pugliese, etc.) e la direzione nazionale che deve essere da esse compartecipata. La rinascita della sinistra dai territori, in un disegno nazionalmente condiviso, è la via maestra per dare vita al suo primo compito ai fini di sconfiggere l'egemonia nella società conquistata dalla nuova destra. La realizzazione della riforma della società civile mediante la produzione di culture, di pratiche sociali, di luoghi e forme di convivenza, di organizzazioni civili, sociali ed economiche che contengono una critica vissuta al primato dell'impresa e del mercato, è parte decisiva di questo compito storico. E' anche da qui, dalla rottura culturale e fattuale con ogni centralismo, che rinasce la sinistra.

da Liberazione del 13 novembre

martedì 30 settembre 2008

UN'ALTRA POLITICA PER UN'ALTRA ITALIA 11 OTTOBRE TUTTI IN PIAZZA

SE NE VUOI SAPERE DI PIU' CLICCA SUL TITOLO PER ANDARE ALLA PAGINA DELLA MANIFESTAZIONE. STIAMO ORGANIZZANDO UN PULMAN DA SAN GIULIANO E ZONE LIMITROFE...NEI PROSSIMI GIORNI DAREMO INDICAZIONI SULLE MODALITA'

lunedì 22 settembre 2008

Prove a sinistra

COSTITUENTE A SINISTRA: LA PRIMA PIETRA DI FAVA E IL PERCORSO DI VENDOLA
21/09/2008
21 set. - Attorno ad un lungo tavolo ovale, ospiti della Casa internazionale delle Donne a Roma - luogo storico del movimento femminista - si riuniscono sabato, per la prima volta dopo la lunga estate di congressi e liti furibonde, gli stati maggiori della sinistra un tempo arcobaleno.
vendola_280x200.jpgSi fonda proprio attorno a quel tavolo, la nuova casa della sinistra. «È la prima pietra», dice il segretario della Sinistra democratica Claudio Fava. Ma la forma è ancora poco più che un abbozzo, la giornata di discussione a porte chiuse un incontro poco più che «seminariale». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, preferisce parlare, più che di prima pietra, dell'inizio di un «percorso» per ricostruire «una sinistra che prenda atto della sconfitta anche culturale» e torni a aggregarsi nel sociale, «nei territori». Insomma ad esistere e ad avere voce.
La sfumatura tra la «pietra» di Fava e il «percorso» di Vendola in verità è lieve. L'esperienza del cartello elettorale della Sinistra Arcobaleno uscita senza neppure un parlamentare dalle urne viene archiviata da entrambi in modo netto. E anche la prospettiva delle scadenze elezioni - sia il turno primaverile delle amministrative sia le europee con o senza soglia di sbarramento- è evocata solo come «punto di arrivo».
Così, da questa prima riunione della «costituente della sinistra» non esce nessun coordinamento o organigramma. Solo un comunicato in cui si parla di «orizzonte nuovo» ma anche di «nuove pratiche e linguaggi».
Più un calendario per le successive tappe che dovranno portare a questo processo di riaggregazione. La prima tappa è prevista già per sabato prossimo, 27 settembre, sempre a Roma, quando alla festa dell'area vendoliana di Rifondazione - a Garbatella - molti degli stessi oratori della riunione seminariale si troveranno a parlare in pubblico, cercando di entrare in collegamento anche con l'iniziativa delle "Cento Piazze" della Cgil.
Poi, nell'agenda a breve, ci sarà la manifestazione nazionale convocata ancora una volta a Roma il prossimo 11 ottobre. Per ora la «costituente» è animata, oltre che da Sd e vendoliani di Rifondazione - che comunque non vogliono concepirsi come corrente interna al Prc ma si identificano in qualcosa di più «largo e plurale» - anche da personaggi politici e del mondo della cultura e dello spettacolo: da Moni Ovadia a Ascanio Celestini e da Alberto Asor Rosa a Rita Borsellino. C'è uno spezzone dei Verdi, con l'ex sottosegretario Paolo Cento, e c'è l'area dissidente del Pdci, da Katia Belillo all'europarlamentare Claudio Guidoni. E molti altri, tra i quali anche Achille Occhetto, Aldo Tortorella, Fabio Mussi.
In mattinata alla prima riunione ha partecipato anche il segretario della Fiom Gianni Rinaldini che poi però ha dovuto abbandonare la discussione per andare a Gubbio, alla Festa nazionale della corrente di Rifondazione che fa capo a Claudio Grassi - "Essere comunisti" - dove era chiamato come oratore a un dibattito sempre sulla crisi della sinistra -dal titolo emblematico: "Ricominciare a sinistra, come e da dove?" - insieme a Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero.
Il progetto di costituente di cui hanno iniziato a tessere la tela Fava e Vendola però al momento esclude sia il segretario del Pdci Diliberto sia quello di Rifondazione Ferrero. Anche se di fronte a una soglia di sbarramento per le elezioni europee tra il 3 e il 5 percento, secondo la modifica della legge elettorale che la maggioranza di centrodestra sembra orientata a voler approvare, potrebbe portare a rimescolare le carte. Per ora prevalgono i netti distinguo usciti dai congressi dei partiti.
«La nostra idea di sinistra - spiega Fava - non sarà un'opzione minoritaria». Vendola è persino più duro nel giudizio. «Non riesco a pensare che resti solo una opposizione di corto respiro e in stato confusionale o una che si rinchiude in recinti e in invocazioni di una identità nostalgica». Per lui è fondamentale intanto guarire dal «torcicollo», da una sindrome che vede la sinistra innamorata solo del proprio passato, una sinistra ideologica che essendo «finita in un dirupo» «cerca solo di sopravvivere» aggrappata a vecchi simboli e richiami ideologici. Oltretutto sbagliati. «Io non posso partecipare a un corteo dove si suonano inni che riportano a un passato stalinista -chiarisce-. Non credo a una lettura solo storiografica dello stalinismo, non credo più, e ci ho creduto ma ora non più, a una ideologia giustificazionista rispetto a certi eventi storici, la rottura deve essere netta».

mercoledì 17 settembre 2008

MANIFESTAZIONE SABATO CONTRO LA VIOLENZA E IL RAZZISMO

PER ABDUL. PERCHÉ NON SUCCEDA PIÙ

Abdul è stato ucciso per niente o per futili motivi ... come dice l'arido linguaggio della magistratura. Chi ha preso la spranga non l'ha fatto per paura o per legittima difesa, ha commesso un delitto a sfondo razzista, mosso da odio e rancore, considerandosi legittimato dal sentire intollerante, sciaguratamente diffuso.

Questa Milano non ci appartiene. Non ci appartengono la violenza e il razzismo che si manifestano sempre più apertamente, in uno stillicidio di episodi quotidiani di intolleranza di cui sono vittime donne e uomini, quasi sempre inermi. La dilagante campagna razzista e la costruzione del nemico "altro" diventano funzionali a nascondere la questione politica della sicurezza sociale, della coesione e della giustizia sociale per tutti. L'altro e il diverso vengono additati quali cause del malessere sociale ed esistenziale. Il potere e lo sfruttamento si alimentano anche in questo modo.

Per questo, per ragioni etiche, culturali e politiche, gridiamo con forza che non ci appartiene l'ideologia sicuritaria, incentrata sulla repressione e sulla costruzione di alibi culturali che autorizzano le ronde e la violenza privata.

L'omicidio di Abdul è l'ultimo segnale di un'escalation xenofoba, che va arrestata.
La Milano democratica e antirazzista deve reagire.
Milano deve reagire.

INVITIAMO TUTTI I CITTADINI sabato 20 settembre 2008 alle ore 14.30, alla manifestazione che partirà dai Bastioni di Porta Venezia e si concluderà in Piazza Duomo.

DON GINO RIGOLDI

MONI OVADIA

DARIO FO

FRANCA RAME

RENATO SARTI

NICO COLONNA

PAOLO ROSSI

ALESSANDRO ROBECCHI



Le adesioni finora pervenute:

Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli (Capo Gruppo PRC-SE Regione Lombardia), Alioune Badara Ndiaye (giornalista), Edoardo Bai (Medico Legambiente), Daniele Barbieri, Sandro Barzaghi (Assessore provinciale), Giorgio Bonamassa (avvocato), Ivana Brunato (Direttivo Nazionale CGIL), Paolo Cagna Ninchi (Lista Fo), Bruno Casati (Assessore provinciale), Ibrahima Cisse (politico), Maurizio Colleoni (PRC-SE Valle Brembana BG), Rocco Cordi (Cooperativa Nuova Urbanistica Varese), Marco Dal Toso (Giuristi democratici Milano), Bianca Dacomo Annoni (ICEI), Flavia D'Angeli (Sinistra Critica), Josè Luiz Del Roio, Pape Diaw (Consigliere PRC Firenze), Irma Dioli (Assessore provinciale), John Foot (Storico), Ombretta Fortunati (Cons. provinciale PRC), Antonio Frascone (ANPI Magenta), Valentina Frascone (Ass. Unaltralombardia), Jole Garuti, Massimo Gatti (Consigliere provinciale SD), John Gilbert (presidente direttivo toscano FLC CGIL), Luigi Greco (Vice Presidente Cons. prov. Milano), Modou Gueye (attore), Pap Khouma (scrittore), Floriana Lipparini, Piero Maestri (Sinistra Critica), Les Ambassadeurs (musicisti), Gigi Malabarba (Sinistra Critica), Roberto Mapelli, Maria Grazia Meriggi (Università di Bergamo), Vladimiro Merlin (Capo Gruppo PRC Comune Milano), Claudio Mezzanzanica (Imprenditore), Emilio Molinari, Roberto Molinari (Forum per l'unità della sinistra, Canegrate), Flavio Mongelli (presidente Arci Lombardia), Franco Morabito (Circolo Peppino Impastato Paullo), Giorgio Morabito, Luciano Muhlbauer (Consigliere PRC Regione Lombardia), Bruno Muratore (ex Dirigente Regione Lombardia), Antonello Patta (PRC Milano), Alessandro Pezzoni (Consigliere provinciale SD), Giorgio Riolo, Annamaria Rivera (antropologa, Università di Bari), Alessandro Rizzo (Lista Uniti con Dario Fo Zona 4 Milano), Rosaria Russo (Assessore Brembio), Raffaele Salinari (Terre Des Hommes), Raffaele Taddeo (Centro Culturale Multietnico La tenda), Massimo Tafi (Girotondi), Daniela Torro (avvocato), Luigi Tranquillino (Cons. provinciale PRC), Pino Vanacore (Ass. Unaltralombardia), Luigi Vinci, Tommaso Vitale

Arci Darfur, Arci Lombardia, Arci Milano, Arci Todo Cambia, Associazione Culturale Punto Rosso, Ass. Moldoveni in Italia, Associazione Primapersone, Circolo Arci Corvetto, Circolo Arci Metissage, Coordinamento Nord Sud del Mondo, CSA Baraonda (Segrate), Giovani Comunisti, Guerre&Pace, Emergency, Leoncavallo Spa, Libera Università Popolare, Naga, Parrocchia ortodossa romena S. Silvestro, Partito Umanista Milano, PdCI Milano, PRC Lodi, PRC Milano, Rete 28 aprile nella CGIL Lombardia, Rete G2 - Seconde Generazioni (rete nazionale dei figli degli immigrati), SDL intercategoriale, Sinistra Critica, Sinistra Democratica dell’Empolese/Valdelsa, Unaltralombardia

Per adesioni: forl@libero.it - cell. 334.3952953

mercoledì 3 settembre 2008

VI Forum "L'impresa di un'economia Diversa"

Al via la VI edizione del Forum di Sbilanciamoci! Il programma integrale
La "Città senz'auto", parte da Torino un nuovo modello di sviluppo
Dal 4 al 6 settembre a Mirafiori la ControCernobbio della società civile

sabato 19 luglio 2008

FESTA della SINISTRA

DOVE: San Giuliano Milanese

QUANDO: 12-13-14 settembre 2008

COSA: Festa della Sinistra

PERCHE´: per stare insieme, ragionare, mangiare, ballare, ascoltare, parlare.......................
per (s)muovere le cose, per ribadire che ci siamo e che vogliamo contare.


Saremo piú precisi sul luogo ed i contenuti della festa nei prossimi post.

Preparatevi a collaborare e partecipare..................

Vi aspettiamo numerosi

Riunione

La prrossima riunione é fissata per mercoledí 23 luglio alle ore 21.15

venerdì 11 luglio 2008

Prendetevi le nostre impronte - NON TOCCATE I BAMBINI E LE BAMBINE ROM E SINTI

Riempiamo di impronte digitali il ministero dell’Interno

Sta andando in questi giorni in discussione al Parlamento, su proposta del governo, un decreto per la schedatura delle popolazioni rom e sinti presenti sul nostro territorio.
E’ una proposta aberrante a cui diciamo no perchè discrimina le persone su base etnica e ricorda tristemente altre leggi che nel nostro passato marchiarono drammaticamente ebrei e zingari.
E’ una misura che, se approvata, violerebbe apertamente la Carta dei diritti dell’Uomo, le norme e i tratti dell’Unione Europea, la Convenzione su diritti dell’infanzia. E violerebbe l’articolo 3 della nostra Costituzione ove si afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Soprattutto è una misura, come tante di quelle previste nel cosiddetto “decreto sicurezza”, inutile, voluta solo per ottenere consenso.
Per la sicurezza non servono nuove leggi, serve, invece, la volontà politica per applicare quelle che già ci sono. Prima di tutto per contrastare la grande criminalità che controlla aree intere del paese, governa la tratta degli esseri umani, ricicla ingenti capitali sporchi, fa scempio dell’ambiente, condiziona pesantemente la vita politica e istituzionale dell’Italia. Serve ribadire che la responsabilità penale è individuale, e non imputabile ad intere etnie. Serve la certezza della pena.
Serve che le prigioni non siano università del crimine ma luoghi di espiazione e di reinserimento.
Servono progetti di inclusione delle fasce più a rischio.
E serve soprattutto che i cittadini tutti si riapproprino del territorio, attraverso percorsi condivisi di
integrazione e di convivenza. I diritti, universali e uguali per tutti, sono alla base di ogni società democratica.
L’Unione Europea guarda preoccupata a ciò che sta avvenendo in Italia. Nella coscienza degli altri cittadini europei il nostro paese sta per essere messo in mora per un deficit di democrazia imputabile a scelte legislative che minano lo stato di diritto e la dignità umana.
Noi vogliamo ribellarci a questo abbassamento morale dell’Italia e lo facciamo a tutti chiedendo un piccolo ma altamente significativo segno di protesta.

IL 14 LUGLIO TROVIAMOCI A MILANO, IN P.ZZA MERCANTI DALLE 18 ALLE 20.

RACCOGLIEREMO LE IMPRONTE DIGITALI DI TUTTI I CITTADINI DA INVIARE COME SILENZIOSA PROTESTA AL MINISTERO DEGLI INTERNI.

PROMOTORI

ARCI MILANO, COMITATO PER LA LEGALITA’

ADERISCONO: ANED, ANPI Comune di Corsico; ANPI Comune di Cesano Boscone, Anpi
Comune di Buccinasco, ANPI Comune di Trezzano Sul Naviglio,

per adesioni: Arci Milano: t. +3902541781 – f. +390254178222 email: lusenti@arci.it

mercoledì 9 luglio 2008

Congresso del circolo Lenin di Rifondazione il documento politico votato all'unanimità

Documento politico del VII congresso del circolo Lenin – San Giuliano Milanese

Noi compagne e compagni del circolo Lenin di San Giuliano Milanese siamo ancora una volta sconcertati dal modo con cui nel nostro partito si sta affrontando la difficile situazione politica, l’analisi della fase post elettorale e le prospettive future della Rifondazione Comunista.

Dopo la debacle elettorale che tutti giudicano di una gravità inconcepibile visto il risultato di portare l’intera sinistra ad una condizione extraparlamentare ci saremmo aspettati quantomeno una pausa di riflessione. Una riflessione che accantonasse in modo deciso vecchi modi consolidati di discussione politica che tante volte abbiamo scritto nei nostri documenti, un segno di discontinuità di tutto il gruppo dirigente del partito ad ogni livello.

Partiamo dall’affermazione che il partito è nostro che l’abnegazione di migliaia di militanti tengono viva una speranza di cambiamento con le loro passioni e le lotte che quotidianamente portiamo avanti nella società, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni. Chiediamo quindi che si fermino i processi e le ricerche di responsabilità e responsabili altri che stanno facendo degenerare la vita democratica del partito perché si mette al primo posto l’autodifesa delle proprie posizioni di ‘potere’ e di auto riproduzione di ceto politico.

Se non si avrà la capacità di invertire questa tendenza e si insiste nella contrapposizione ad ogni costo temiamo il rischio grave di auto dissoluzione e la fuga di tutti quei compagni che non ne possono più di questo clima. Ci chiediamo cosa potrà mai rimanere di politico e di organizzato se l’aspetto centrale e la delegittimazione reciproca.

Noi vogliamo opporci a tutto questo, da tempo ci mancano luoghi reali di confronto e di elaborazione della linea politica, niente giustifica la riduzione del partito e della sinistra ad un campo di battaglia, chiediamo una discussione che converga alla costruzione di un percorso unitario i cui esiti non possono solo essere legati alla celebrazione del VII congresso, perché troppo abbiamo ancora da discutere ed analizzare della nostra sconfitta politica. Questa è la condizione perché il PRC trovi la forza di continuare senza rotture insanabili.

Siamo convinti della necessità di creare luoghi di discussione reale, dove l’intera sinistra politica e sociale si ritrovi ed in modo partecipato costruisca le condizioni per una presenza ampia dei comunisti e dell’intera sinistra nei territori e nel paese. Luoghi aperti a tutti dove ognuno con la sua identità porti un contributo determinante e non fazioso perché la sinistra ne siamo convinti va molto al di là dei risultati elettorali del 14 aprile. Nel nostro piccolo con errori e differenziazioni ormai da lungo tempo stiamo portando avanti questo discorso, la costruzione della ‘casa della sinistra’ o come vogliamo chiamarla e riteniamo paradossale e sbagliato ritornare indietro da un percorso di confronto ed aggregazione che siamo sicuri a lungo andare darà i suoi frutti.

Nei territori, dove noi siamo presenti non sempre con continuità legato alla nostra consistenza politica, la voglia di partecipazione al di la e oltre la sconfitta elettorale va raccolta come un seme prezioso, non possiamo permetterci l’errore di richiuderci con un ritorno ad una pretesa sufficienza di rappresentanza politica che in questo momento ci sembra fuori luogo. Pensiamo soprattutto a livello locale che, se vogliamo incidere e dare un segno forte alla cosiddetta vocazione maggioritaria del Pd, dobbiamo costruire unità con tutte le forze organizzate e non della sinistra politica e sociale diffusa in modo partecipato e democratico.

Nella nostra città noi da sempre portiamo responsabilità di governo, non sempre tutto è andato per il verso giusto e momenti di crisi hanno caratterizzato questa nostra esperienza che attualmente si sta caratterizzando con la responsabilità di redigere il piano di governo del territorio attraverso una politica partecipata, che speriamo con successo di portare a compimento anche come patrimonio futuro alla prossima scadenza elettorale.

Il peggiore errore al di la delle divisioni per componenti che, il partito ha fatto in questi anni è stato quello di esercitare in modo retorico concetti e scelte innovative da Venezia a Carrara, facciamo in modo che i concetti diventino pratica politica. La democrazia partecipata non va solo promossa nelle amministrazioni pubbliche dove il deficit di democrazia con il potere dei sindaci e forte ma anche nel partito. Pensiamo infatti che il problema del potere e della democrazia nel partito vada affrontato in maniera decisa perché è una questione vitale.

L'unità della sinistra va costruita a partire da Rifondazione Comunista con forme di discussione aperte e partecipate. Diciamo che questo vuole essere la pratica politica conseguente di quello che noi dichiariamo.

Sul territorio la nostra pratica è sempre andata a fasi alterne, o troppo impegnati verso l’amministrazione o viceversa troppo verso problematiche sociali e politiche. Pensiamo che il prossimo futuro anche in prossimità delle scadenze elettorali (europee, provinciali, comunali), dovremo mettere in campo una capacità di proposta che partendo da una lunga, intensa e approfondita inchiesta nel territorio, nei luoghi di lavoro, nelle molteplici realtà socio-culturali, cerchi di capire dove e come si è prodotta la rottura tra noi e la società, e sia in grado di elaborare e costruire una proposta condivisa che diventi programma unitario della sinistra. Dobbiamo capire e comprendere la realtà che ci circonda, costruire percorsi unitari valorizzando quanto già abbiamo e stiamo costruendo altrimenti verremo percepiti e giudicati come residuali ed inutili.

Partiamo dalle responsabilità che abbiamo oggi ma, usiamola se ne siamo capaci come terreno su cui si costruisce un ampio soggetto della sinistra di cui il Prc sia parte forte, promotrice, e non semplice spettatore. Noi siamo per costruire attraverso il lavoro di inchiesta, della ricerca e della conoscenza dei territori e dei soggetti sociali per le prossime elezioni, alleanze, simboli, lotte che vedano assieme l’intera sinistra.

A tutto questo il congresso fa da sfondo, il nostro impegno è e deve essere a ricostruire e non a distruggere da qui riparte la nostra azione politica.

San Giuliano Milanese li 05/07/2008

Approvato all’unanimità

domenica 6 luglio 2008

Comunicato del Comitato antirazzista milanese

Da stamattina, sabato 5 luglio, i detenuti e le detenute del centro di detenzione di via Corelli a Milano sono in sciopero della fame.
Chiedono unitariamente la loro libertà e, allo stesso tempo, denunciano le condizioni della loro detenzione: cibo scarso e scadente, condizioni igieniche pessime, continue intimidazioni e maltrattamenti da parte della polizia, nessuna attenzione per le cure mediche (ai malati di AIDS non vengono somministrati i farmaci appropriati), continue espulsioni addirittura in paesi diversi da quelli di provenienza.
Di tutto questo una loro delegazione ha parlato con funzionari della prefettura durante un brevissimo incontro che ha fatto seguito all’inizio dello sciopero.
Contattati direttamente dai detenuti, nel pomeriggio, alcune decine di militanti antirazzisti si sono trovati davanti all’ingresso del CPT per un presidio di solidarietà e sostegno alla protesta.
Slogan, rumorose battiture con le pietre sul guard rail e uno striscione "chiudiamo i CPT, libertà per tutti" appeso sul cavalcavia della tangenziale, hanno caratterizzato l’iniziativa.
Dai numerosi scambi telefonici con l’interno è emerso che la polizia, in tenuta antisommossa, era entrata nei corridoi delle sezioni con chiaro intento intimidatorio, e che una ragazza egiziana che protestava è stata malmenata.
Sappiamo da alcuni avvocati che svariati sono i casi di immigrati detenuti nonostante la non convalida del trattenimento, alcuni sono in possesso di permesso di soggiorno in altri paesi d’Europa, e, soprattutto, che molti sono i lavoratori in nero prelevati direttamente sul posto di lavoro.
I detenuti hanno chiesto un incontro con una delegazione dei presenti al presidio, negata al momento dalla prefettura, e rinviata a lunedì.
In solidarietà ai detenuti in lotta, chiamiamo tutti coloro che si battono contro i CPT e le leggi razziali, a un presidio lunedì 7 luglio dalle 19 davanti al centro di detenzione in via Corelli.